La Domenica - Un esame ti salva la vita
Partiamo dalle buone notizie. Oggi in Svizzera le donne colpite da un tumore al seno hanno raggiunto una percentuale di sopravvivenza molto alta. Grazie agli screening mammografici e alle diagnosi precoci, questo male non deve più essere necessariamente accompagnato dall’aggettivo «incurabile », come succedeva fino a pochi anni fa. La cattiva notizia è che il tumore al seno è in assoluto la neoplasia più frequente nella popolazione femminile: in Svizzera almeno una 1 su 8 può confrontarsi con questa malattia nel corso della sua vita. Ogni anno si registrano 6.000 nuovi casi, di cui 350 in Ticino. In media questo tipo di carcinoma uccide annualmente 1.400 svizzere, di cui 70 ticinesi. Ormai il tumore mammario rappresenta un problema di salute pubblica che coinvolge un gran numero di donne, soprattutto a partire dai 50 anni.
L’informazione fa la differenza
Finché la medicina non scoprirà il suo effetto scatenante, soltanto la prevenzione può fare la differenza. Prima ci si controlla, meglio è. «Solo con una diagnosi precoce aumentiamo la sopravvivenza », spiega Amelia Giampietro, specialista in Radiologia presso Swiss Medical Network. «Ci sono tre modi per combattere il cancro al seno: attraverso l’informazione, la prevenzione e la ricerca scientifica», si legge sul sito della Lega contro il cancro. Sono proprio questi tre strumenti ad essere i protagonisti di questo ottobre: mese rosa dedicato alle campagne di sensibilizzazione e di prevenzione per combattere il tumore al seno.
Le statistiche parlano chiaro: la sopravvivenza sale del 95% se si diagnosticano tumori al seno al primo stadio, diminuendo conseguentemente la mortalità di circa 25-30%. «Ciò comporta anche trattamenti meno invasivi, così da migliorare la qualità di vita della paziente», annota la dottoressa Giampietro.
Controlli gratuiti, un unicum ticinese
Dal 2015 il Dipartimento della Socialità e della Sanità promuove il Programma cantonale di screening mammografico per tutte le donne fra i 50 e i 69 anni. La visita, che non è obbligatoria, è completamente gratuita in Ticino. Il 90% dei costi sono coperti dagli assicuratori malattia ed è esente dalla franchigia, mentre il 10 % viene pagato dal Cantone. «E questa è una particolarità tutta ticinese», commenta Alessandra Spitale, responsabile del Centro programma screening Ticino. Infatti negli altri sedici Cantoni dove è previsto lo stesso screening, la quota di partecipazione del 10 % è presa a carico dalle donne. «La decisione di rendere l’esame completamente gratuito coprendo anche quel 10% restante fu presa dal Cantone proprio per favorire l’accesso a tutta la popolazione femminile, indipendentemente dallo stato socio economico», ricorda la dottoressa Spitale.
Come avviene la mammografia?
La mammografia di screening è prevista per tutte le donne che non presentano alcun segno né sintomo. L’esame è molto semplice: il seno viene dapprima posizionato su un’apposita piattaforma e poi pressato gradualmente con una paletta di plastica trasparente. Alcune donne provano un leggero fastidio al momento della compressione, che è però necessaria per uniformare lo spessore dell’organo. Come tutte le radiografie, l’esame implica l’esposizione del seno a piccole dosi di radiazioni ionizzanti necessarie per rilevare eventuali alterazioni patologiche. «Ogni anno eseguiamo in media quattordicimila-quindicimila mammografie di screening», rivela Alessandra Spitale. Ciò significa che oggi più di una donna su due appartenenti alla fascia d’età a rischio prendono parte al programma. «Un ottimo risultato», commenta la responsabile del Centro cantonale.
Altissima qualità e tempi di attesa ridotti
Le statistiche parlano chiaro: la sopravvivenza sale del 95 per cento se si diagnostica il cancro al seno al primo stadio La prevenzione può iniziare già dai 20 anni, monitorando l’aspetto e la consistenza attraverso l’autopalpazione
L’obiettivo del programma di screening è offrire, senza prescrizione medica, un esame mammografico sottoposto a rigorosi controlli di qualità, eseguito da tecnici di radiologia medica appositamente formati e valutato da almeno due medici radiologi esperti in senologia. «Ogni radiologo coinvolto nel programma deve aver letto almeno duemila mammografie all’anno», puntalizza Giampietro.
La doppia lettura, a cui si ricorre per tutte le mammografie di screening, ha come obiettivo, tra gli altri, quello di controllare e ridurre i risultati falsi positivi e falsi negativi. «Se la doppia lettura è discordante - spiega la dottoressa Giampietro - oppure se i due radiologi riscontrano ambedue un’anomalia, il caso viene nuovamente discusso insieme ad un terzo radiologo, il quale gioca il ruolo del giudice». Il programma di screening prevede la comunicazione del risultato della mammografia entro otto giorni lavorativi dall’esecuzione dell’esame. «Un periodo d’attesa breve rispetto ad altri paesi dove a volte si può aspettare anche un mese prima di avere una risposta», avverte Alessandra Spitale.
La prevenzione può iniziare già dai 20 anni, monitorando l’aspetto e la consistenza del proprio seno attraverso l’autopalpazione. In caso di grumi o indurimenti nella zona del petto o delle ascelle, oppure se le dimensioni, la formao il colore del seno sono cambiati, bisogna correre subito dal ginecologo.
Dai 30 ai 35 anni, quando la componente ghiandolare nel seno continua ad essere più presente rispetto a quella grassa, potrebbe essere utile iniziare a fare la prima ecografia, perché in questi casi la capacità della mammografia di trovare tumori di piccole dimensioni è limitata. «Dai 40 anni è consigliata la prima mammografia - dice Amelia Giampietro - poi dai 50 anni si raccomanda di aderire ai programmi di screening ogni due anni».
I fattori di rischio
I fattori di rischio principali sono due: l’essere donna e l’età. Il tumore della mammella lo si riscontra soprattutto nella popolazione femminile compresa tra i 50 e i 70 anni. «Poi ci sono tutta una serie di altri aspetti di rischio - ricorda la radiologa - la storia personale, i fattori famigliari, quelli riproduttivi e quelli genetici: la storia di Angelina Jolie, la quale decise di sottoporsi ad una mastectomia perché aveva scoperto di avere particolari mutazioni genetiche che l’avrebbero esposta ad un maggior rischio di ammalarsi, fece il giro del mondo».
Jolie non è l’unica star ad aver condiviso i suoi problemi di salute. L’ex top model Carla Bruni ha rivelato che 4 anni fa le era stato diagnosticato un cancro al seno. L’ ex première dame della Francia ha deciso di raccontare la sua storia per sensibilizzare le donne proprio in questo mese di ottobre: «Fate le mammografie». Bruni è solo una delle tante star che hanno deciso di rendere pubblica la propria lotta contro il tumore. Di recente anche Linda Evangelista lo ha fatto: «Ho avuto due tumori al seno in 5 anni, sono una sopravvissuta», ha raccontato l’ex top model spiegando di aver scoperto la malattia proprio durante la mammografia e di aver affrontato, poi, anche una recidiva.