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Coliche

Il tuo neonato di cinque settimane di vita è cambiato: durante le prime tre settimane il piccolo era un vero angioletto, mangiava, dormiva e faceva la cacca (per la gioia del suo papà)… da due settimane a questa parte in certi momenti sembra posseduto, regolarmente la sera piange e urla molto a lungo, diventa tutto rosso e scalcia vigorosamente. Niente sembra calmarlo e tu e il papà cominciate a essere molto stanchi e preoccupati”.

Di cosa si tratta?
Si tratta probabilmente di quelle che ormai per abitudine si chiamano “coliche del neonato”. Inizierei con il precisare che la scelta del termine «coliche» è un po’ infelice perché questa parola dovrebbe indicare un dolore addominale. Quando diciamo quindi che il piccolo soffre di coliche spesso è interpretato come «ha male al pancino, ha tanta aria nell’intestino». In realtà la scienza medica non è mai riuscita a mettere in relazione questi pianti neonatali a del mal di pancia. Più esattamente si dovrebbe quindi parlare di pianti della sera. La causa di questa condizione non è nota, quel che è certo è che questi pianti specifici non sono causati né da un dolore né da una malattia. È anche per questo che praticamente nessun trattamento si è mostrato efficace

Questi particolari pianti cominciano verso le 2-3 settimane di vita e la buona notizia è che spariscono sempre progressivamente dai tre mesi circa. Le crisi di pianto di solito si presentano nelle ore serali (quando tutta la famiglia è già stanca dalla giornata), più volte a settimana e possono durare anche tre ore di fila. È importante sottolineare che, al di fuori delle crisi, il piccolo deve essere perfettamente sereno, senza febbre né altri sintomi. 

Ma allora perché bebè piange?
Innanzitutto bisogna ricordarsi che il pianto del neonato rappresenta una comunicazione, anzi è il suo unico possibile modo di comunicare durante i primi mesi di vita e per questo va ascoltato e accolto. Non è però sempre facile capire cosa ci vuole comunicare: fame? sonno? caldo? pannolino pieno? Forse nemmeno lui riesce a identificare di cosa ha bisogno in quel momento. Si pensa che i pianti della sera permettano al bebè di esprimere ed esternare le molteplici, e per la maggior parte nuove, emozioni ed esperienze vissute durante la giornata. Ecco perché si tratta anche di una tappa importante del suo sviluppo, anche se questo mette a dura prova la pazienza dei neo genitori. È importante ricordare ai genitori che non sono soli in questa situazione, la maggior parte dei piccoli (e dei loro genitori) attraversa queste settimane un po’ movimentate. 

Cosa si può fare?

  • Verificate i «bisogni basilari»: pannolino da cambiare, caldo o freddo, fame. Spogliatelo per accertarvi che non ci sia qualcosa che lo sta ferendo o un abito che stringe facendogli male.
  • La fame è una delle cause abituali di pianto, è però deleterio nutrirlo troppo o troppo spesso, probabilmente ciuccerà anche senza appetito ma il suo stomaco rischierà di dilatarsi e questo porterebbe a un vero mal di pancia peggiorando i pianti. Se allattate non smettete, non è il latte materno la causa di questo stato, né tantomeno quello che mangiate o bevete. Anche un cambiamento di latte artificiale non è necessario salvo parere contrario del vostro pediatra.
  • Come detto nessun medicamento ha mostrato una reale efficacia per questa condizione però certi neonati (soprattutto se allattati al seno) piangeranno un po’ meno con la presa di probiotici, parlatene al vostro pediatra.
  • Fate sentire al piccolo la vostra presenza, cullatelo, questo lo aiuterà a calmarsi: in braccio, su una sedia a dondolo oppure portatelo in fascia contro di voi (petto contro petto). Anche uscire a fare due passi all’aria aperta, in fascia o in culla, spesso rilassa il piccolo e con lui i genitori. Trovate quello che calma voi e il vostro bambino: una canzone, un massaggio dolce. Provate a ridurre gli stimoli visivi e uditivi. Se voi siete sereni (per quanto possibile) il piccolo lo percepirà e si tranquillizzerà più facilmente. 
  • È per me molto importante precisare che in nessun modo facendo così lo state «viziando», non state instaurando una cattiva abitudine e non è per questo che il vostro bambino non riuscirà a staccarsi da voi o a calmarsi da solo più tardi. Sono commenti che purtroppo ancora troppo spesso sono indirizzati alle neomamme. Se il vostro bebè piange, indipendentemente dalla causa, ha bisogno di voi, del vostro ascolto, della vostra presenza e contatto. Accogliere e accettare (ancor prima di capire) i suoi strilli e i messaggi che ci manda è importante e lasciarlo piangere regolarmente da solo per timore che poi si abitui è contro producente. Aggiungo però un’altra precisazione altrettanto indispensabile: non sentitevi in colpa se talvolta provate il bisogno di allontanarvi da lui. Se nulla funziona e sentite che non ne potete più va bene anche lasciarlo piangere in camera da solo e prendere qualche minuto per respirare e far scendere la vostra tensione oppure chiedere aiuto se necessario. E difficilissimo vedere il proprio neonato urlare per molto tempo sentendosi impotenti, prima di commettere atti irreparabili (come scuoterlo) dettati dallo sfinimento allontanatevi per un attimo. 
  • È essenziale trovare dei momenti per riposarvi e ricaricare le batterie, chiedete sostegno al vostro partner o alla famiglia, ad amici oppure al pediatra o ai consultori. Non aspettate di essere estenuati. 

Quando devo portare il neonato dal pediatra?Immediatamente se: 

  • Lo stato generale del vostro bebè vi preoccupa
  • Non riuscite a calmarlo e anche al di fuori delle crisi di pianto sembra doloroso, ha un comportamento inabituale o sintomi che vi preoccupano (colore inabituale, febbre…)
  • Vi sentite sfiniti, non ne potete più e sentite che fareste qualsiasi cosa pur di far cessare i pianti. Consultare per queste ragioni non fa di voi dei cattivi genitori anzi, tutto il contrario!

Nelle 24 ore se: 

  • Il neonato presenta altri sintomi come diarrea, vomito o stipsi
  • Il neonato non prende bene peso

I nostri relatori

Clinica Sant'Anna

Dr. med. Cristina Delcò Volonté

Specializzazione
Neonatologia, Pediatria