L’uso di una protesi dell’anca rappresenta il metodo più efficace contro l’artrosi dolorosa dell’anca. L’utilizzo di un’articolazione artificiale dell’anca viene preso in considerazione quando non è più possibile attuare un trattamento conservativo.
Gli interventi di protesi dell’anca sono attualmente operazioni di routine e la funzione dell’articolazione dell’anca può essere ripristinata.
I problemi all’anca dipendono in larga misura dall’età e dalle attività quotidiane. Si manifestano durante determinati movimenti in associazione a difficoltà motorie.
Nelle persone anziane compaiono dolori all’anca associati ad artrosi (usura della cartilagine) dell’anca.
La protesi dell’anca viene utilizzata ogni volta che l’articolazione dell’anca è gravemente danneggiata o usurata da rendere impossibile l’esecuzione di un trattamento conservativo. La forte usura dell’articolazione dell’anca è dovuta ad alterazioni degenerative, malattie o lesioni dell’articolazione.
In caso di trattamento chirurgico, la testa del femore e porzioni del collo femorale malate vengono asportate chirurgicamente.
Poi si lavora sull’acetabolo naturale in modo da poter fissare mediante ancoraggio uno nuovo artificiale. La testa della protesi viene poi fissata con uno stelo artificiale e così si forma l’articolazione artificiale dell’anca.
Grazie al metodo avanzato e innocuo per i tessuti della chirurgia non invasiva, la muscolatura stabilizzante dell’anca viene solo spinta a lato e non recisa come in passato. L’articolazione artificiale dell’anca viene inserita dalla parte anteriore tramite una procedura minimamente invasiva. È sufficiente praticare un’incisione di circa otto centimetri per inserire l’articolazione artificiale dell’anca senza danneggiare il tessuto.
L’operazione all’anca dura fino a due ore e la degenza in clinica è di circa cinque giorni.
Al termine dell’operazione la degenza in clinica è di altri cinque giorni.
Il primo giorno dopo l’intervento chirurgico, la fisioterapia inizia con l’addestramento della deambulazione. Durante le prime sei settimane il peso che grava sull’anca deve essere alleggerito con bastoni da passeggio per proteggere i tessuti molli.
Dopo la dimissione dalla clinica inizia una fisioterapia di diverse settimane, durante la quale si svolge un allenamento e si favorisce la costruzione muscolare.
Poiché con questa tecnica non si lesionano più i muscoli, i dolori conseguenti all’operazione sono nettamente minori. Grazie a questa procedura che protegge i tessuti, anche la perdita di sangue è relativamente esigua. Per questo motivo è possibile evitare completamente di ricorrere alla donazione autologa richiesta in precedenza.
L’articolazione artificiale dell’anca è composta da quattro componenti. Due di questi sono direttamente collegati all’osso, cioè l’acetabolo con il bacino e lo stelo all’interno del femore. La nuova testa del femore e il rivestimento dell’acetabolo, detto anche inlay, formano la nuova cartilagine.
Benché si desideri che la nuova articolazione artificiale dell’anca duri per tutta la vita, bisogna essere consapevoli che l’articolazione artificiale dell’anca rappresenta sempre una soluzione temporanea. Ciò può essere dovuto all’usura dell’accoppiamento scorrevole, in particolare se sono stati usati materiali plastici o metallici, oppure alla progressione naturale del processo di invecchiamento (osteoporosi), che può avere un impatto significativo sulla stabilità dell’articolazione artificiale.
Finora si è ipotizzato che la durata media di vita di un’articolazione artificiale dell’anca fosse almeno 10-15 anni. Considerando la procedura chirurgica che protegge i tessuti e i materiali attualmente disponibili (ad esempio ceramica e ceramica per l’accoppiamento scorrevole) si ritiene in termini fiduciosi che la durata di vita di un’articolazione artificiale dell’anca sia notevolmente più lunga. Questo sempre a condizione che infezioni, cadute con conseguenti fratture ossee o una rapida progressione dell’osteoporosi non determinino prematuramente la fine dell’articolazione artificiale dell’anca.